
L’altruismo nei bambini: come si sviluppa e come possiamo favorirlo
Quando un bambino si rifiuta di condividere un gioco, è facile pensare che stia semplicemente facendo i capricci o che sia egoista. In realtà, questo comportamento è perfettamente normale e rappresenta una tappa fondamentale nel suo percorso di crescita.
Verso i tre anni, i bambini vivono una fase di forte egocentrismo. Espressioni come “è mio”, “lo voglio io” o “no” diventano molto frequenti. In questa fase, gli oggetti non sono solo cose: per loro, rappresentano una parte importante del proprio mondo e della propria identità. È comprensibile, quindi, che siano gelosi di ciò che sentono come “proprio”.
Il ruolo dell’adulto: empatia, non imposizione
In queste situazioni, il compito dell’adulto non è forzare la condivisione, ma aiutare il bambino a riconoscere e comprendere le proprie emozioni. Invece di rimproverarlo, possiamo accogliere ciò che prova con frasi come:
“Capisco che ci tieni tanto a quella palla, è davvero importante per te.”
Questo tipo di risposta fa sentire il bambino ascoltato e valorizzato. Solo in un clima emotivamente sicuro potrà avvicinarsi alla condivisione con serenità.
Quando la condivisione diventa una scelta
L’altruismo si sviluppa quando il bambino si sente accolto e protetto. Se viene guidato con rispetto e calma, inizierà a condividere spontaneamente, non perché costretto, ma perché lo desidera.
Un processo che richiede tempo
Con il tempo, i bambini imparano a guardare oltre se stessi, sviluppando empatia e attenzione verso gli altri. Non serve imporre gesti altruisti: serve pazienza, ascolto e fiducia. Accompagnarli in questo cammino, passo dopo passo, è il modo migliore per aiutarli a diventare adulti sensibili e generosi.