In ogni famiglia è normale che ci siano piccoli o grandi conflitti. Che si tratti di capricci, orari, compiti o uso del cellulare, le discussioni non mancano. Il problema non è il conflitto in sé, ma come comunichiamo durante questi momenti.

Molto spesso ci sentiamo frustrate perché i nostri figli non ci ascoltano. Ma ci siamo mai chieste se, prima ancora di parlare, li abbiamo ascoltati noi?

Una comunicazione efficace non è solo dire le cose nel modo giusto, ma anche saper leggere le emozioni dell’altro. E con i bambini questo è ancora più importante. Se ci fermiamo ad ascoltarli davvero – con lo sguardo, con il corpo, con la mente libera da distrazioni – il messaggio che inviamo è: “Sei importante per me”. Solo così si crea un vero scambio.

Un altro errore frequente è mandare messaggi confusi: diciamo una cosa, ma il corpo ne comunica un’altra. Se sgridiamo con un tono dolce o coccoliamo mentre rimproveriamo, il bambino non capisce cosa stiamo davvero cercando di dire.

Anche le emozioni contano: frasi come “Non c’è niente da piangere” o “Smettila di arrabbiarti” chiudono il dialogo. Meglio accogliere il sentimento dell’altro con frasi come “Capisco che sei arrabbiato, ma parliamone con calma”.

Infine, ricordiamoci di essere chiare, brevi e semplici. Niente lunghi discorsi pieni di morale: i bambini hanno bisogno di messaggi immediati e concreti.

E, soprattutto, non dimentichiamo il valore del silenzio. Fermarsi, respirare e ascoltare può essere molto più potente di tante parole.